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Visitatore numero

dal 27 novembre 2006

La giornata nebbiosa aveva fatto capire fin dalle prime luci dell'alba che il sole, almeno nelle ore centrali del giorno, non si sarebbe visto. Un'aria gelida spazzava la pianura.
La gente, nonostante la giornata festiva dell'Immacolata, preferiva il caldo delle case al freddo delle vie del paese.
Erano passati quasi venti giorni da quando Bruno Gnocchi aveva trovato la morte all'ospedale di Brescia. Vi era stato trasferito da quello di Viadana dopo che un'auto lo aveva travolto sulla strada che da Gazzuolo porta a Bellaguarda. A Brescia era arrivato in fin di vita. I medici avevano tentato il tutto per tutto, senza successo.
I giornali locali, dando l'annuncio della morte di Bruno, annotavano che nessuno si era fatto avanti a reclamarne il corpo. Seguirono contatti con il suo comune di origine, Torricella del Pizzo, che inizialmente aveva dato la disponibilità a farsi carico delle esequie e all'ultimo momento si era ritirato.
Da qui l'idea di raccogliere i fondi neccessari per portarlo a "casa", a Belforte dove "Gnocchi il vagabondo" era proprio di casa, in tante famiglie e in particolare da Agnese Pezzini che lo accudiva con sua grande disponibilità: nel suo locale, la Pizzeria "Da Giannetto", per Bruno c'era sempre un piatto di minestra pronto.
Il tempo necessario per raccogliere le 800 mila lire per il funerale. L'andata a Brescia per il riconoscimento della salma e gli accordi per il trasporto della bara. La data scelta: 8 dicembre 1981, un giorno di festa per la festa di un uomo al quale la vita aveva riservato ben poco.
L'appuntamento era fissato per le 14.30 in chiesa.
Puntuale il carro funebre raggiunse Belforte. Molta gente aveva vinto la tentazione di restarsene in casa. In prima fila, nel primo banco entrando a sinistra, quello di solito riservato ai parenti più stretti, il suo grande amico Licinio Placchi.
La messa di saluto, semplice e toccante, si concluse dopo circa un'ora. Il corteo funebre si avviò verso il cimitero in silenzio. Agnese aveva dato la disponibilità ad accogliere quella bara scura nella tomba di famiglia, Bruno avrebbe riposato accanto a suo marito Giannetto. L'autista del carro funebre, un bresciano di poche parole, prima di far ritorno a casa, si avvicinò a Don Marino e commosso, lo ringraziò per aver partecipato a quella celebrazione tanto particolare.